Tutti i problemi hanno la loro radice nel mondo interiore. Qual è questa
radice? Il senso di separazione (vedi gli insegnamenti sulla
sofferenza)! E tutti noi ci troviamo in ogni momento o in uno stato di
conflitto o in uno stato di Oneness (Unione).
Vediamo cosa
significa.
Stato di conflitto: sperimentiamo irrequietezza, inquietudine.
Alcune parti di noi sono giuste, altre sbagliate e quindi sono in disaccordo fra
loro; vi è un dispendio energetico molto grande e la nostra vita ci sembra
mediocre, se non addirittura misera.
Stato di Oneness: sperimentiamo più
armonia, accettazione, pace e amore; entriamo più facilmente in connessione con
tutto ciò che c'è: noi stessi, gli altri, la natura, la Presenza Divina che
permea ogni cosa.
A seconda di quanto dura l'uno o l'altro stato di
coscienza dipende la qualità della nostra vita: divisione e conflitto oppure
unità e amore! Lo scopo degli insegnamenti e dei metodi della Oneness University
è di portarci sempre più a uno stato di Unità, appunto 'Oneness', come si dice
in inglese!
Vi è una legge universale che afferma: il tuo mondo esteriore
non è altro che un riflesso del tuo mondo interiore.
Oppure, detto in
altre parole: quello che vedi fuori è un riflesso di ciò che senti dentro di
te.
In pratica: noi non vediamo le cose come sono, ma come
siamo!
Vi sono due forze opposte che vivono in noi, entrambe molto
potenti:
La coscienza inferiore, la cui natura è
ripetitiva, compulsiva e distruttiva.
La coscienza
superiore, che è di buon auspicio (crea benessere), creativa e
costruttiva.
A seconda della 'posizione' (intento, scelta,
credenza...) che noi prendiamo, possiamo allinearci con la coscienza
inferiore o con quella superiore, manifestando l'esperienza
relativa.
Origine e natura della
Sofferenza
"Se ti confronti con la sofferenza allora diventi
un ricercatore spirituale! Sperimenta la sofferenza, affrontala; altrimenti
resta lì per molti anni. Se la sperimenti totalmente allora dopo ci sarà una
tremenda Gioia" Sri Amma Bhagavan
La vita è una combinazione
di sofferenza e di gioia. Quando siamo felici non abbiamo bisogno che qualcuno
ci dica cosa dobbiamo fare con quella felicità. Mentre quando soffriamo abbiamo
bisogno di sapere come gestire quella sofferenza. La 'conquista' della
sofferenza è la cosa più grande e importante, tutti i Maestri vi hanno dedicato
la propria vita, si veda ad esempio la storia del Buddha!
Nella Oneness
vi sono due 'tracciati': uno passa attraverso la mente, allo scopo di
'ripulirla'; l'altro consiste nel liberarsi dalla sua influenza.
Potremmo
così paragonare la mente ad una stanza: è necessario tener pulita la propria
stanza, perchè ci viviamo; ma bisogna anche poter uscire da quella stanza e fare
esperienza dell'Universo senza restrizioni!
I tre tipi di
sofferenza:
1) Fisica.
La sofferenza fisica è, in un certo senso,
oggettiva per sua natura: tutte le esigenze del corpo - acqua, cibo, sonno,
salute, casa ... - se non vengono soddisfatte, creano questo tipo di sofferenza.
Dunque bisogna cambiare la situazione perchè cessi questa sofferenza: bisogna
dissetarsi, sfamarsi, dormire a sufficienza, curare il corpo, avere abiti e un
riparo/casa adeguati, ecc.
2) Psicologica.
La sofferenza
psicologica è completamente diversa ed è importante comprendere la differenza.
Bhagavan dice: "La sofferenza (psicologica) non sta nel fatto, ma nella
nostra percezione del fatto". Se per esempio qualcuno ci dà uno schiaffo,
il fatto, in questo caso, è il dolore fisico ma la gran parte della sofferenza
che proviamo sta nel rimuginare sul fatto avvenuto: "Perché a me ... cosa ti
ho fatto ...". Perciò il rimuginìo continuo, l'attività mentale è
sofferenza psicologica, così come il bisogno di avere ragione, la ricerca di una
giustificazione al nostro comportamento, alle parole che diciamo.
Il
problema principale è che chiamiamo sofferenza il nostro tentativo di sfuggire
alla sofferenza. Qualsiasi cosa noi chiamiamo sofferenza non è altro che cercare
di scappare dalla sofferenza. Come dice Bhagavan: "Tutta la cosiddetta
sofferenza dell’uomo non è altro che fuga dalla sofferenza!".
Sì è: Dando, che si riceve:
Perdonando che si è perdonati;
Morendo
che si risuscita a Vita Eterna.
Amen
3) Sofferenza
spirituale/esistenziale.
Quando le esigenze del corpo e della mente sono
soddisfatte allora è possibile sperimentare la sofferenza esistenziale. Tutto
sembra 'a posto' eppure c'è qualcosa che non va, qualcosa che ci manca: è ciò
che possiamo chiamare anche 'insoddisfazione spirituale'. Il semplice fatto di
esistere porta con sè questa sofferenza: poichè ci si sente separati da tutta la
'Creazione' ... il senso di esistere insieme al senso di separazione è
sofferenza esistenziale. Tu soffri in quanto esisti: TU sei il problema! E non
ti puoi liberare di questa sofferenza ... a volte ne sei consapevole, tante
altre volte no, ma rimane presente come sfondo a tutte le esperienze, puoi
soltanto sfuggirle o staccartene.
Accadde al principe Gautama Siddharta,
prima che divenisse il Buddha
(=Risvegliato). Aveva tutti i suoi
bisogni e desideri soddisfatti, magari prima ancora che li manifestasse, e per
questo non trovava un significato, un senso per la sua vita. Anche noi quando
abbiamo tante delle nostre esigenze soddisfatte, possiamo avvertire quel senso
di vuoto esistenziale, quella mancanza di uno scopo. A volte può essere così
acuta da spingerci verso la depressione o verso una ricerca interiore. Bisogna
allora comprendere che dalla sofferenza spirituale derivano tutte le altre e che
il vero problema è il senso di separazione (
=ego).
Siccome
questo tipo di sofferenza è molto difficile da gestire e non sappiamo come
affrontarla, come liberarcene, essa viene automaticamente convertita in
sofferenza psicologica. Così anche quando quella psicologica è troppa, viene
convertita in sofferenza fisica, come nel caso delle malattie e degli incidenti
(la medicina psicosomatica insegna!).
Ecco perchè non siamo mai felici:
ci poniamo un obiettivo, pensando: "quando lo realizzerò sarò felice" ma, poi,
sia che lo raggiungiamo sia che no, restiamo comunque insoddisfatti! Moriamo poi
dal bisogno di essere stimati, di diventare importanti (anche nel piccolo!), di
essere riconosciuti ... qualunque cosa noi stiamo facendo è per colmare quella
carenza, quel vuoto esistenziale/senso di separazione/infelicità. E poi
cerchiamo come al solito di fuggire al fatto che non siamo felici qualsiasi cosa
noi facciamo, qualsiasi esperienza noi abbiamo.
Il punto è che non
riusciamo a far esperienza di nulla perchè ci sentiamo separati: non siamo
felici perchè non siamo in grado di fare esperienza delle cose così come sono e
non ne siamo in grado perchè ci sentiamo separati!
Divenire consapevoli
di tutto ciò ed avere il giusto intento, non quello di liberarsi dei problemi
fisici e psicologici, ma quello di essere liberi dalla sofferenza esistenziale,
è il primo vero passo verso il Risveglio. Vedere la nostra vita così com'è
realmente: meccanica, priva di significato, molto mediocre, ci apre la strada
verso un autentico Risveglio.
"
Vedere è essere liberi" Sri
Bhagavan.
Integrità
Interiore "
Coltivare l'Integrita interiore e' la
Sadhana (pratica spirituale) principale e più importante; porsi in costante
ascolto e osservazione, senza giudizio, imparando ad accettare sé
stessi" Sri AmmaBhagavan.
Cerchiamo sempre di diventare/sembrare
perfetti, di essere come dei Buddha, dei Gesù ... di essere bravi, buoni,
generosi, gentili, affettuosi; di manifestare soltanto qualità positive ma, è
possibile questo? No, non è possibile essere sensibili, amorevoli, con tutte le
virtù, con lo stesso stato d'animo, per tutto il tempo! E' come il clima, non ci
può essere sempre il sole! A volte c'è la paura o la rabbia o la gelosia, a
volte siamo sensibili altre insensibili, coraggiosi o codardi. Non vi è nulla di
sbagliato in questo:
il fatto di non accettare questa semplice realtà è
il problema. Bisogna imparare ad accettare che le cose stanno così ed
evitare di lottare con sé stessi. Quindi non è possibile mantenere sempre uno
stesso stato bello, ma non riuscendo ad accettare questo, lo mandiamo giù
(repressione) nell'inconscio, dove diventa un 'modello' distruttivo, compulsivo,
di dipendenza e che andrà ad influenzare qualsiasi aspetto della nostra
vita!
Abbiamo tutti una immagine ideale di noi stessi, perfetta, che però
non corrisponde alla realtà e dunque tutto ciò che non corrisponde a quel
modello ideale, viene respinto e diviene subito inconscio.
A causa dei
condizionamenti sociali, noi accettiamo solo una parte della realtà, quella cioè
che si ritiene positiva, che corrisponde a un certo modello ideale: questo è
giusto, quello è sbagliato; questo va bene, quello no. Perciò lo facciamo anche
noi, lo facciamo tutti ma, qualsiasi cosa a cui opponiamo resistenza si
manifesta nella nostra vita! Qualsiasi cosa che cerchiamo di reprimere è ciò di
cui faremo esperienza! Non fare questo, non devi provare quello: producono
esattamente quel pensiero, quell'azione o comportamento o emozione.
Come
in questa storiella: "
Un uomo si reca da Tilopa (un grande Maestro) perché
voleva diventare un Buddha. Aveva sentito dire che questo Tilopa aveva raggiunto
la realizzazione più alta. Perciò andò da lui e gli disse: - Insegnami a non
pensare. - Tilopa rispose: - E' facile. Ti darò una tecnica. Segui precisamente
questa indicazione: siediti e non pensare alle scimmie. Basta questo. - L'uomo
disse: - E' così facile? Basta non pensare alle scimmie? Non ho mai pensato alle
scimmie in vita mia! - Tilopa disse: - Va' e pratica. Domattina mi riferirai. -
Potete immaginare cosa accadde al poveraccio: scimmie su scimmie da tutte le
parti. Quella notte non riuscì a dormire neppure per un momento. Apriva gli
occhi, e si trovava davanti le scimmie, chiudeva gli occhi, ed erano ancora lì;
e gli facevano delle smorfie ...".
Brutto/bello scherzo, quello di
Tilopa! Il punto è: non c'è bisogno di reprimere le cose che consideri negative
e neppure devi necessariamente esprimerle. Si tratta, infatti, soltanto di
reazioni, un automatismo della mente ordinaria, mancante cioè di consapevolezza.
Fai invece l'esperienza di quelle cose, siine consapevole, sii consapevole di
quello che c'è, di quello che sei in quel momento. Sii vero, sincero con te
stesso! Guarda ciò che ti sta succedendo in quel preciso momento, senti cosa
stai provando, dì la verità a te stesso, e, da quello spazio di verità, di
sincerità, puoi trovare la risposta adeguata per quella circostanza, anzichè
reagire meccanicamente. Puoi anche esprimere ciò che senti ma devi essere
attento, consapevole e contattare così la tua integrità interiore, il tuo cuore,
prima di fare qualsiasi cosa: con un po' di pratica questo può avvenire in un
attimo. L'importante è essere autentici con sè stessi, essere in contatto con la
propria integrità interiore, con la propria verità, il proprio Sè. Di nuovo,
vedere è essere liberi.
Se vedi davvero come stanno le cose, sei già
libero! Non vedere, non accettare, opporre resistenza a
qualsiasi cosa, crea un disagio, un conflitto interiore, lottiamo tutta la vita
per affermare una parte di noi stessi e per respingerne un'altra: una lotta
terribile e inutile, un'enorme spreco di energia e di risorse! E' un po' come
tuffarsi nel mare: vediamo una tale varietà di pesci e alcuni ci piacciono,
mentre altri ci appaiono orrendi. Allo stesso modo, quando andiamo in noi
stessi, troviamo molti aspetti di noi: angeli e demoni! Il problema dunque non è
nelle cose positive ma in quelle che consideriamo negative: ogniqualvolta non ci
piace qualcosa, ci raccontiamo una bugia. Mentire agli altri non è un così
grande problema, ma nel momento che raccontiamo bugie ad altri, cerchiamo anche
di mentire a noi stessi: di 100 bugie che raccontiamo, 10 le diciamo agli altri
e le altre a noi stessi! Magari senza rendercene conto, inconsciamente.
Comprendendo, vedendo questo, ci spostiamo dalla menzogna (verità non vera) alla
verità vera, torniamo ad essere integri (interi) e non più
divisi!
Sfuggiamo alla verità come sfuggiamo alla sofferenza! Qualsiasi
cosa negativa che senti, pensi, la mente proietta subito un'immagine opposta: ad
esempio tu senti la paura, ma la mente dice "sono coraggioso/a"! E invece di
stare con quella paura (la tua verità in quel momento) e di farne l'esperienza,
proietti la tua immagine ideale e ti allontani così dalla verità. Poi ti
giustifichi con ogni tipo di discorsi psicologici, filosofici, metafisici e,
infine, gli metti una bella etichetta (
vedi: "le vie di fuga dalla
sofferenza").
Ma, se impariamo a stare con la nostra verità in ogni
momento, restando con ogni sensazione nel corpo, vivendo quel disagio, lasciando
essere com'è qualunque cosa, non si crea il conflitto, il corpo diviene più
leggero, la salute migliora, la mente è più chiara e possiamo anche entrare in
contatto col Divino, poichè Dio risiede, per così dire, nella verità. Quanto più
saremo integri, tanto più saremo connessi al nostro Divino!
Quindi, fai
esperienza di ogni cosa e le cose cambieranno da sole, automaticamente. Lascia
vivere la paura in te ed essa automaticamente si trasformerà in coraggio,
determinazione. Non cercare di respingerla, di distrarti, stai con lei: se
opponi resistenza in qualsiasi modo, essa persiste ed anzi aumenterà! Se resisti
persiste, se stai con quello che c'è, si scioglierà da sola.
La più
importante pratica spirituale che la Oneness raccomanda è quella dell'Integrità
Interiore: costantemente osservarsi e dire a sé stessi la propria verità, in
ogni momento.
"
Nel momento in cui sperimenti la vita così
com'è, tutto quello che hai è solo la felicità"
Sri Amma
Bhagavan
Risveglio Noi nasciamo in uno
stato di Oneness (
unità con la vita), ma tra i 18 mesi e i 3 anni,
compare il sé, l'
ego biologico. A causa dell'aumento della
velocità di coordinazione sensoriale, ecco che arriva il senso dell'io! E'
un'illusione, più o meno come quella delle pale di un mulino o le aste di un
ventilatore, le quali, raggiunta una certa velocità, creano l'apparenza di un
cerchio, di un disco. Nasce allora l'illusione di un'entità separata dagli
altri, dalle cose, di essere qualcosa che non c'è ... e nascono le furbizie, le
manipolazioni, i giochi di potere piccoli e grandi.
Alla radice della
nostra esistenza c'è la paura: la paura dell'ego di essere scoperto, di morire.
L'ego sa bene di essere fasullo, ecco perchè ha tanta paura!
La
mente è l'ego psicologico: l'ego biologico si unisce alla mente e si
forma così una squadra, una falsa entità che vuole ad ogni costo esistere,
sopravvivere... "io esisto", ma non è vero!
Il Risveglio avviene con un
cambiamento neurobiologico che riduce la velocità dei sensi e ci permette
finalmente di sentire le cose senza l'interferenza della mente!
Ci vuole
1/100 di secondo perchè l'input entri nel nostro cervello; 1/10 di secondo
affinchè il cervello lo processi (elabori):
se fai l'esperienza mentre
tutto ciò avviene, sei risvegliato!In uno stato non
risvegliato, occorre invece 1/2 secondo per elaborare l'informazione: abbiamo
perso il Paradiso per 0.4 secondi! In quanto la mente interferisce e non
possiamo fare l'esperienza di nulla, non possiamo esperire la realtà così com'è,
direttamente.
Ecco come ne parla per esempio Eckhart Tolle, un grande
Maestro contemporaneo: "
L'inizio della libertà è la realizzazione che tu non
sei "colui che pensa". "
Nel momento in cui cominci a osservare colui
che pensa, si attiva un livello di coscienza più alto. Incominci a renderti
conto che esiste un vasto regno di una intelligenza di là dal pensiero, e che il
pensiero è solamente un minuscolo aspetto di quell'intelligenza. Ti rendi conto
che tutte le cose che hanno veramente importanza - bellezza, amore, creatività,
gioia, pace interiore - nascono di là dalla mente. Incominci a risvegliarti
...".
Ed ecco come ne parla Osho, uno dei più importanti Maestri
del '900. "
Fondamentalmente c'é un'unica paura: la paura di perdere sé
stessi. Può essere paura della morte o paura dell'amore, ma è la stessa paura.
Hai paura di perdere te stesso. E la cosa strana è che solo chi non ha sé stesso
ha paura di perdere sé stesso".
E quel che dice
Bhagavan:
Domanda: Bhagavan, vorrei avere più chiarezza sul risveglio, la
realizzazione di Dio e l’illuminazione. Sono diversi fra loro,
Bhagavan?
Bhagavan: "
Io sono specializzato nel risveglio e nella
realizzazione di Dio. Una volta che sei risvegliato è solo questione di tempo
per avere l’illuminazione. Pensa di stare in macchina, spegni il motore e noi
diciamo che sei risvegliato, ma la macchina continuerà, grazie alla sua spinta
inerziale, ad andare avanti ancora per un po’ e poi si fermerà, allora diciamo
che sei illuminato. Qui la spinta della macchina equivale alla spinta del karma.
Quella spinta del karma passato non ti permette di essere illuminato, ma
l’acquisizione di nuovo karma si è fermata. Perciò ci vuole un po’ di tempo
prima che la mente si fermi del tutto. Una volta che la mente si è fermata
completamente tu sei illuminato. La realizzazione di Dio è quando, all’inizio,
c’è una forte Presenza dentro di te e poi alla fine tu diventi quella Presenza.
Questa è realizzazione di Dio".
Cos'è la
Via?(
sull'esperienza del Risveglio)
Un monaco
curioso chiese: "Cos'è la Via?".
"E' proprio di fronte ai tuoi occhi!"
Rispose il maestro.
"Perché non riesco a vederla da me?".
"Perché stai
pensando a te!".
"E tu? La puoi vedere?" Chiese ancora il monaco.
"Finché
tu vedi doppio, e dici - io non vedo e tu vedi - e così via, i tuoi occhi
restano annebbiati", rispose il maestro.
"Quando non c'è né io né tu, posso
vederla?" Insistette l'allievo.
"Quando non c'è né io né tu, chi è che vuole
vederla?"
Come il cielo vuoto, non ha confini.
Eppure è proprio qui,
sempre profondo e chiaro.
Quando cerchi di conoscerlo, non puoi
vederlo.
Non puoi aggrapparti ad esso, ma nemmeno puoi perderlo.
Nel non
riuscire ad afferrarlo, lo ottieni.
Quando sei in silenzio, parla; quando
parli, è in silenzio.
***
Le WebCast e gli insegnamenti
settimanali di Sri Bhagavan QUI:http://www.liberamenteservo.it/modules.php?name=Web_Links&l_op=visit&lid=897