venerdì 15 febbraio 2013

GLI INSEGNAMENTI DI SRI BHAGAVAN: MENTE E STATI DI COSCIENZA














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GLI INSEGNAMENTI DI SRI BHAGAVAN



MENTE E STATI DI COSCIENZA

Tutti i problemi hanno la loro radice nel mondo interiore. Qual è questa radice? Il senso di separazione (vedi gli insegnamenti sulla sofferenza)! E tutti noi ci troviamo in ogni momento o in uno stato di conflitto o in uno stato di Oneness (Unione).


Vediamo cosa significa.

Stato di conflitto: sperimentiamo irrequietezza, inquietudine. Alcune parti di noi sono giuste, altre sbagliate e quindi sono in disaccordo fra loro; vi è un dispendio energetico molto grande e la nostra vita ci sembra mediocre, se non addirittura misera.

Stato di Oneness: sperimentiamo più armonia, accettazione, pace e amore; entriamo più facilmente in connessione con tutto ciò che c'è: noi stessi, gli altri, la natura, la Presenza Divina che permea ogni cosa.

A seconda di quanto dura l'uno o l'altro stato di coscienza dipende la qualità della nostra vita: divisione e conflitto oppure unità e amore! Lo scopo degli insegnamenti e dei metodi della Oneness University è di portarci sempre più a uno stato di Unità, appunto 'Oneness', come si dice in inglese!

Vi è una legge universale che afferma: il tuo mondo esteriore non è altro che un riflesso del tuo mondo interiore.

Oppure, detto in altre parole: quello che vedi fuori è un riflesso di ciò che senti dentro di te.

In pratica: noi non vediamo le cose come sono, ma come siamo!

Vi sono due forze opposte che vivono in noi, entrambe molto potenti:

La coscienza inferiore, la cui natura è ripetitiva, compulsiva e distruttiva.

La coscienza superiore, che è di buon auspicio (crea benessere), creativa e costruttiva.

A seconda della 'posizione' (intento, scelta, credenza...) che noi prendiamo, possiamo allinearci con la coscienza inferiore o con quella superiore, manifestando l'esperienza relativa.



Origine e natura della Sofferenza

"Se ti confronti con la sofferenza allora diventi un ricercatore spirituale! Sperimenta la sofferenza, affrontala; altrimenti resta lì per molti anni. Se la sperimenti totalmente allora dopo ci sarà una tremenda Gioia" Sri Amma Bhagavan


La vita è una combinazione di sofferenza e di gioia. Quando siamo felici non abbiamo bisogno che qualcuno ci dica cosa dobbiamo fare con quella felicità. Mentre quando soffriamo abbiamo bisogno di sapere come gestire quella sofferenza. La 'conquista' della sofferenza è la cosa più grande e importante, tutti i Maestri vi hanno dedicato la propria vita, si veda ad esempio la storia del Buddha!

Nella Oneness vi sono due 'tracciati': uno passa attraverso la mente, allo scopo di 'ripulirla'; l'altro consiste nel liberarsi dalla sua influenza.

Potremmo così paragonare la mente ad una stanza: è necessario tener pulita la propria stanza, perchè ci viviamo; ma bisogna anche poter uscire da quella stanza e fare esperienza dell'Universo senza restrizioni!


I tre tipi di sofferenza:

1) Fisica.

La sofferenza fisica è, in un certo senso, oggettiva per sua natura: tutte le esigenze del corpo - acqua, cibo, sonno, salute, casa ... - se non vengono soddisfatte, creano questo tipo di sofferenza. Dunque bisogna cambiare la situazione perchè cessi questa sofferenza: bisogna dissetarsi, sfamarsi, dormire a sufficienza, curare il corpo, avere abiti e un riparo/casa adeguati, ecc.


2) Psicologica.

La sofferenza psicologica è completamente diversa ed è importante comprendere la differenza. Bhagavan dice: "La sofferenza (psicologica) non sta nel fatto, ma nella nostra percezione del fatto". Se per esempio qualcuno ci dà uno schiaffo, il fatto, in questo caso, è il dolore fisico ma la gran parte della sofferenza che proviamo sta nel rimuginare sul fatto avvenuto: "Perché a me ... cosa ti ho fatto ...". Perciò il rimuginìo continuo, l'attività mentale è sofferenza psicologica, così come il bisogno di avere ragione, la ricerca di una giustificazione al nostro comportamento, alle parole che diciamo.

Il problema principale è che chiamiamo sofferenza il nostro tentativo di sfuggire alla sofferenza. Qualsiasi cosa noi chiamiamo sofferenza non è altro che cercare di scappare dalla sofferenza. Come dice Bhagavan: "Tutta la cosiddetta sofferenza dell’uomo non è altro che fuga dalla sofferenza!".


E ci sono molte 'vie di fuga' possibili.

a) fisiche: ci si allontana fisicamente dalla situazione che disturba, per esempio: mangiando; facendo sesso; con la tv, internet, videogiochi; cercando gli amici; leggendo; correndo a piedi o con altri mezzi; 'dormendoci sopra', ecc.

b) psicologiche: cercare giustificazioni; procrastinare; proiettare un ideale di noi stessi; criticare, giudicare, incolpare gli altri, le situazioni ed ogni cosa, fino a Dio(!); accusare/condannare sé stessi; reprimere o al contrario esprimere le emozioni (ci piacciono i drammi!); distaccarci emotivamente ("sono indifferente"); autocommiserarsi; dare un' 'etichetta' a qualcosa e a sé stessi ("io sono fatto così", ad esempio "sono un tipo rabbioso"), pensare al suicidio, ecc.

c) filosofiche: usare gli insegnamenti per filosofeggiare e per giustificarsi.

d) spirituali: porsi molte domande di carattere spirituale, del tipo: qual è lo scopo della vita, se Dio esiste o meno, "Ma se esiste perchè permette tanta sofferenza(!)". Oppure "La sofferenza avvicina a Dio(!)"; seguire corsi spirituali; recitare dei mantra...

Praticamente ogni cosa può essere utilizzata per scappare, per non stare da soli con quello che sentiamo! D'altro canto, così siamo stati educati fin da bambini e abbiamo paura di guardarci dentro, di stare con quello che c'è. Ora ... non è che bisogna smettere di fare tutte queste cose (sarebbe comunque impossibile!) ma semplicemente osservare, osservarsi e vedere come queste 'vie' non rappresentino la soluzione al problema, ma servano soltanto a mascherarlo. Scappando dalla sofferenza, cercando di evitarla, essa diviene come un veleno che finisce per condizionare i nostri rapporti e tutta la nostra vita. Continuando a sfuggire quel dolore, non solo non ce ne liberiamo ma finirà per controllarci e avvelenare ogni cosa! Dunque, sfuggire alla sofferenza è in sè un processo doloroso e senza alcuna utilità: prima o poi dovremo affrontare le nostre 'cariche' di dolore inespresso (evitato), dovremo affrontare la nostra 'tigre' ... un po' come in questo racconto zen: "Un uomo che camminava per un campo si imbatté in una tigre. Si mise a correre, tallonato dalla tigre. Giunto a un precipizio, si afferrò alla radice di una vite selvatica e si lasciò penzolare oltre l'orlo. La tigre lo fiutava dall'alto. Tremando, l'uomo guardò giù, dove, in fondo all'abisso, un'altra tigre lo aspettava per divorarlo. Soltanto la vite lo reggeva. Due topi, uno bianco e uno nero, cominciarono a rosicchiare pian piano la vite. L'uomo scorse accanto a sé una bellissima fragola. Afferrandosi alla vite con una mano sola, con l'altra spiccò la fragola. Com'era dolce!"

Quindi, se fuggire la sofferenza non risolve il problema, qual è la soluzione? Ecco nuovamente le parole di Bhagavan: "Qualsiasi sofferenza vissuta fino in fondo, porta alla gioia... qualsiasi cosa di cui facciamo esperienza totalmente, è gioia!".


Quando i bisogni del corpo sono disattesi, abbiamo la sofferenza fisica e quando i bisogni della mente non vengono soddisfatti, abbiamo la sofferenza psicologica. Quali sono queste esigenze psicologiche?


Ne possiamo riconoscere 6 di fondamentali:

a) Certezza: vogliamo certezze, garanzie, sicurezze, per ogni cosa.

b) Varietà: la mente si annoia con le cose ripetitive e cerca la varietà in tutte le situazioni: dagli abiti alle relazioni, dal cibo al lavoro ...

c) Importanza: abbiamo un enorme bisogno di essere riconosciuti, per tutto ciò che facciamo.

d) Amore: abbiamo altresì un bisogno disperato di amore, siamo tutti mendicanti d'amore su questo mondo.

e-f) Crescita e Contribuzione: invece di chiedere certezze, varietà, riconoscimenti, importanza, fiducia e amore, possiamo donarli, contribuire a crearli, ed è solo così che si possono soddisfare tutti i nostri bisogni psicologici ed eliminare o ridurre questo tipo di sofferenza!

Ricordiamo a questo proposito la "Preghiera Semplice" di Francesco d'Assisi:

Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:
dove è odio, fa ch'io porti amore,
dove è offesa, ch'io porti il perdono,
dove è discordia, ch'io porti la fede,
dove è l'errore, ch'io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch'io porti la speranza.
Dove è tristezza, ch'io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.
Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
a essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poichè:
Sì è: Dando, che si riceve:
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.
Amen


3) Sofferenza spirituale/esistenziale.

Quando le esigenze del corpo e della mente sono soddisfatte allora è possibile sperimentare la sofferenza esistenziale. Tutto sembra 'a posto' eppure c'è qualcosa che non va, qualcosa che ci manca: è ciò che possiamo chiamare anche 'insoddisfazione spirituale'. Il semplice fatto di esistere porta con sè questa sofferenza: poichè ci si sente separati da tutta la 'Creazione' ... il senso di esistere insieme al senso di separazione è sofferenza esistenziale. Tu soffri in quanto esisti: TU sei il problema! E non ti puoi liberare di questa sofferenza ... a volte ne sei consapevole, tante altre volte no, ma rimane presente come sfondo a tutte le esperienze, puoi soltanto sfuggirle o staccartene.

Accadde al principe Gautama Siddharta, prima che divenisse il Buddha (=Risvegliato). Aveva tutti i suoi bisogni e desideri soddisfatti, magari prima ancora che li manifestasse, e per questo non trovava un significato, un senso per la sua vita. Anche noi quando abbiamo tante delle nostre esigenze soddisfatte, possiamo avvertire quel senso di vuoto esistenziale, quella mancanza di uno scopo. A volte può essere così acuta da spingerci verso la depressione o verso una ricerca interiore. Bisogna allora comprendere che dalla sofferenza spirituale derivano tutte le altre e che il vero problema è il senso di separazione (=ego).

Siccome questo tipo di sofferenza è molto difficile da gestire e non sappiamo come affrontarla, come liberarcene, essa viene automaticamente convertita in sofferenza psicologica. Così anche quando quella psicologica è troppa, viene convertita in sofferenza fisica, come nel caso delle malattie e degli incidenti (la medicina psicosomatica insegna!).

Ecco perchè non siamo mai felici: ci poniamo un obiettivo, pensando: "quando lo realizzerò sarò felice" ma, poi, sia che lo raggiungiamo sia che no, restiamo comunque insoddisfatti! Moriamo poi dal bisogno di essere stimati, di diventare importanti (anche nel piccolo!), di essere riconosciuti ... qualunque cosa noi stiamo facendo è per colmare quella carenza, quel vuoto esistenziale/senso di separazione/infelicità. E poi cerchiamo come al solito di fuggire al fatto che non siamo felici qualsiasi cosa noi facciamo, qualsiasi esperienza noi abbiamo.

Il punto è che non riusciamo a far esperienza di nulla perchè ci sentiamo separati: non siamo felici perchè non siamo in grado di fare esperienza delle cose così come sono e non ne siamo in grado perchè ci sentiamo separati!

Divenire consapevoli di tutto ciò ed avere il giusto intento, non quello di liberarsi dei problemi fisici e psicologici, ma quello di essere liberi dalla sofferenza esistenziale, è il primo vero passo verso il Risveglio. Vedere la nostra vita così com'è realmente: meccanica, priva di significato, molto mediocre, ci apre la strada verso un autentico Risveglio.

"Vedere è essere liberi" Sri Bhagavan.



Integrità Interiore


"Coltivare l'Integrita interiore e' la Sadhana (pratica spirituale) principale e più importante; porsi in costante ascolto e osservazione, senza giudizio, imparando ad accettare sé stessi" Sri AmmaBhagavan.


Cerchiamo sempre di diventare/sembrare perfetti, di essere come dei Buddha, dei Gesù ... di essere bravi, buoni, generosi, gentili, affettuosi; di manifestare soltanto qualità positive ma, è possibile questo? No, non è possibile essere sensibili, amorevoli, con tutte le virtù, con lo stesso stato d'animo, per tutto il tempo! E' come il clima, non ci può essere sempre il sole! A volte c'è la paura o la rabbia o la gelosia, a volte siamo sensibili altre insensibili, coraggiosi o codardi. Non vi è nulla di sbagliato in questo: il fatto di non accettare questa semplice realtà è il problema. Bisogna imparare ad accettare che le cose stanno così ed evitare di lottare con sé stessi. Quindi non è possibile mantenere sempre uno stesso stato bello, ma non riuscendo ad accettare questo, lo mandiamo giù (repressione) nell'inconscio, dove diventa un 'modello' distruttivo, compulsivo, di dipendenza e che andrà ad influenzare qualsiasi aspetto della nostra vita!

Abbiamo tutti una immagine ideale di noi stessi, perfetta, che però non corrisponde alla realtà e dunque tutto ciò che non corrisponde a quel modello ideale, viene respinto e diviene subito inconscio.

A causa dei condizionamenti sociali, noi accettiamo solo una parte della realtà, quella cioè che si ritiene positiva, che corrisponde a un certo modello ideale: questo è giusto, quello è sbagliato; questo va bene, quello no. Perciò lo facciamo anche noi, lo facciamo tutti ma, qualsiasi cosa a cui opponiamo resistenza si manifesta nella nostra vita! Qualsiasi cosa che cerchiamo di reprimere è ciò di cui faremo esperienza! Non fare questo, non devi provare quello: producono esattamente quel pensiero, quell'azione o comportamento o emozione.

Come in questa storiella: "Un uomo si reca da Tilopa (un grande Maestro) perché voleva diventare un Buddha. Aveva sentito dire che questo Tilopa aveva raggiunto la realizzazione più alta. Perciò andò da lui e gli disse: - Insegnami a non pensare. - Tilopa rispose: - E' facile. Ti darò una tecnica. Segui precisamente questa indicazione: siediti e non pensare alle scimmie. Basta questo. - L'uomo disse: - E' così facile? Basta non pensare alle scimmie? Non ho mai pensato alle scimmie in vita mia! - Tilopa disse: - Va' e pratica. Domattina mi riferirai. - Potete immaginare cosa accadde al poveraccio: scimmie su scimmie da tutte le parti. Quella notte non riuscì a dormire neppure per un momento. Apriva gli occhi, e si trovava davanti le scimmie, chiudeva gli occhi, ed erano ancora lì; e gli facevano delle smorfie ...".

Brutto/bello scherzo, quello di Tilopa! Il punto è: non c'è bisogno di reprimere le cose che consideri negative e neppure devi necessariamente esprimerle. Si tratta, infatti, soltanto di reazioni, un automatismo della mente ordinaria, mancante cioè di consapevolezza. Fai invece l'esperienza di quelle cose, siine consapevole, sii consapevole di quello che c'è, di quello che sei in quel momento. Sii vero, sincero con te stesso! Guarda ciò che ti sta succedendo in quel preciso momento, senti cosa stai provando, dì la verità a te stesso, e, da quello spazio di verità, di sincerità, puoi trovare la risposta adeguata per quella circostanza, anzichè reagire meccanicamente. Puoi anche esprimere ciò che senti ma devi essere attento, consapevole e contattare così la tua integrità interiore, il tuo cuore, prima di fare qualsiasi cosa: con un po' di pratica questo può avvenire in un attimo. L'importante è essere autentici con sè stessi, essere in contatto con la propria integrità interiore, con la propria verità, il proprio Sè. Di nuovo, vedere è essere liberi. Se vedi davvero come stanno le cose, sei già libero!

Non vedere, non accettare, opporre resistenza a qualsiasi cosa, crea un disagio, un conflitto interiore, lottiamo tutta la vita per affermare una parte di noi stessi e per respingerne un'altra: una lotta terribile e inutile, un'enorme spreco di energia e di risorse! E' un po' come tuffarsi nel mare: vediamo una tale varietà di pesci e alcuni ci piacciono, mentre altri ci appaiono orrendi. Allo stesso modo, quando andiamo in noi stessi, troviamo molti aspetti di noi: angeli e demoni! Il problema dunque non è nelle cose positive ma in quelle che consideriamo negative: ogniqualvolta non ci piace qualcosa, ci raccontiamo una bugia. Mentire agli altri non è un così grande problema, ma nel momento che raccontiamo bugie ad altri, cerchiamo anche di mentire a noi stessi: di 100 bugie che raccontiamo, 10 le diciamo agli altri e le altre a noi stessi! Magari senza rendercene conto, inconsciamente. Comprendendo, vedendo questo, ci spostiamo dalla menzogna (verità non vera) alla verità vera, torniamo ad essere integri (interi) e non più divisi!

Sfuggiamo alla verità come sfuggiamo alla sofferenza! Qualsiasi cosa negativa che senti, pensi, la mente proietta subito un'immagine opposta: ad esempio tu senti la paura, ma la mente dice "sono coraggioso/a"! E invece di stare con quella paura (la tua verità in quel momento) e di farne l'esperienza, proietti la tua immagine ideale e ti allontani così dalla verità. Poi ti giustifichi con ogni tipo di discorsi psicologici, filosofici, metafisici e, infine, gli metti una bella etichetta (vedi: "le vie di fuga dalla sofferenza").

Ma, se impariamo a stare con la nostra verità in ogni momento, restando con ogni sensazione nel corpo, vivendo quel disagio, lasciando essere com'è qualunque cosa, non si crea il conflitto, il corpo diviene più leggero, la salute migliora, la mente è più chiara e possiamo anche entrare in contatto col Divino, poichè Dio risiede, per così dire, nella verità. Quanto più saremo integri, tanto più saremo connessi al nostro Divino!

Quindi, fai esperienza di ogni cosa e le cose cambieranno da sole, automaticamente. Lascia vivere la paura in te ed essa automaticamente si trasformerà in coraggio, determinazione. Non cercare di respingerla, di distrarti, stai con lei: se opponi resistenza in qualsiasi modo, essa persiste ed anzi aumenterà! Se resisti persiste, se stai con quello che c'è, si scioglierà da sola.

La più importante pratica spirituale che la Oneness raccomanda è quella dell'Integrità Interiore: costantemente osservarsi e dire a sé stessi la propria verità, in ogni momento.


"Nel momento in cui sperimenti la vita così com'è, tutto quello che hai è solo la felicità"
Sri Amma Bhagavan



Risveglio

Noi nasciamo in uno stato di Oneness (unità con la vita), ma tra i 18 mesi e i 3 anni, compare il sé, l'ego biologico. A causa dell'aumento della velocità di coordinazione sensoriale, ecco che arriva il senso dell'io! E' un'illusione, più o meno come quella delle pale di un mulino o le aste di un ventilatore, le quali, raggiunta una certa velocità, creano l'apparenza di un cerchio, di un disco. Nasce allora l'illusione di un'entità separata dagli altri, dalle cose, di essere qualcosa che non c'è ... e nascono le furbizie, le manipolazioni, i giochi di potere piccoli e grandi.

Alla radice della nostra esistenza c'è la paura: la paura dell'ego di essere scoperto, di morire. L'ego sa bene di essere fasullo, ecco perchè ha tanta paura!

La mente è l'ego psicologico: l'ego biologico si unisce alla mente e si forma così una squadra, una falsa entità che vuole ad ogni costo esistere, sopravvivere... "io esisto", ma non è vero!

Il Risveglio avviene con un cambiamento neurobiologico che riduce la velocità dei sensi e ci permette finalmente di sentire le cose senza l'interferenza della mente!

Ci vuole 1/100 di secondo perchè l'input entri nel nostro cervello; 1/10 di secondo affinchè il cervello lo processi (elabori): se fai l'esperienza mentre tutto ciò avviene, sei risvegliato!

In uno stato non risvegliato, occorre invece 1/2 secondo per elaborare l'informazione: abbiamo perso il Paradiso per 0.4 secondi! In quanto la mente interferisce e non possiamo fare l'esperienza di nulla, non possiamo esperire la realtà così com'è, direttamente.

Ecco come ne parla per esempio Eckhart Tolle, un grande Maestro contemporaneo: "L'inizio della libertà è la realizzazione che tu non sei "colui che pensa". "Nel momento in cui cominci a osservare colui che pensa, si attiva un livello di coscienza più alto. Incominci a renderti conto che esiste un vasto regno di una intelligenza di là dal pensiero, e che il pensiero è solamente un minuscolo aspetto di quell'intelligenza. Ti rendi conto che tutte le cose che hanno veramente importanza - bellezza, amore, creatività, gioia, pace interiore - nascono di là dalla mente. Incominci a risvegliarti ...".

Ed ecco come ne parla Osho, uno dei più importanti Maestri del '900. "Fondamentalmente c'é un'unica paura: la paura di perdere sé stessi. Può essere paura della morte o paura dell'amore, ma è la stessa paura. Hai paura di perdere te stesso. E la cosa strana è che solo chi non ha sé stesso ha paura di perdere sé stesso".

E quel che dice Bhagavan:

Domanda: Bhagavan, vorrei avere più chiarezza sul risveglio, la realizzazione di Dio e l’illuminazione. Sono diversi fra loro, Bhagavan?

Bhagavan: "Io sono specializzato nel risveglio e nella realizzazione di Dio. Una volta che sei risvegliato è solo questione di tempo per avere l’illuminazione. Pensa di stare in macchina, spegni il motore e noi diciamo che sei risvegliato, ma la macchina continuerà, grazie alla sua spinta inerziale, ad andare avanti ancora per un po’ e poi si fermerà, allora diciamo che sei illuminato. Qui la spinta della macchina equivale alla spinta del karma. Quella spinta del karma passato non ti permette di essere illuminato, ma l’acquisizione di nuovo karma si è fermata. Perciò ci vuole un po’ di tempo prima che la mente si fermi del tutto. Una volta che la mente si è fermata completamente tu sei illuminato. La realizzazione di Dio è quando, all’inizio, c’è una forte Presenza dentro di te e poi alla fine tu diventi quella Presenza. Questa è realizzazione di Dio".



Cos'è la Via?
(sull'esperienza del Risveglio)

Un monaco curioso chiese: "Cos'è la Via?".
"E' proprio di fronte ai tuoi occhi!" Rispose il maestro.
"Perché non riesco a vederla da me?".
"Perché stai pensando a te!".
"E tu? La puoi vedere?" Chiese ancora il monaco.
"Finché tu vedi doppio, e dici - io non vedo e tu vedi - e così via, i tuoi occhi restano annebbiati", rispose il maestro.
"Quando non c'è né io né tu, posso vederla?" Insistette l'allievo.
"Quando non c'è né io né tu, chi è che vuole vederla?"

Come il cielo vuoto, non ha confini.
Eppure è proprio qui, sempre profondo e chiaro.
Quando cerchi di conoscerlo, non puoi vederlo.
Non puoi aggrapparti ad esso, ma nemmeno puoi perderlo.
Nel non riuscire ad afferrarlo, lo ottieni.
Quando sei in silenzio, parla; quando parli, è in silenzio.



*** Le WebCast e gli insegnamenti settimanali di Sri Bhagavan QUI:
http://www.liberamenteservo.it/modules.php?name=Web_Links&l_op=visit&lid=897




Messaggio di Sri AmmaBhagavan del 21 dicembre 2012
L'Umanità è in crisi.

La crisi sta all'interno della personalità umana ed è di natura spirituale.
Ciò che serve è una radicale trasformazione interiore dell'Umanità, su larga scala, che sia abbastanza veloce da invertire l'attuale tendenza auto distruttiva dell'Umanità moderna.

Quello che ci vuole è una trasformazione, che faccia diventare gli esseri umani "cittadini del pianeta", piuttosto che cittadini di una particolare nazione, o membri di un particolare gruppo razziale, sociale, ideologico, politico o religioso.

Un tale processo di trasformazione, è quello che verrà iniziato il 21 dicembre 2012.

Namasté







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COS'E' LA ONENESS MEDITATION - OM
Segue una traduzione della descrizione di cosa è la Oneness Meditation - OM, tratta dal sito ufficiale della Oneness.


Una trasmissione di Energie Divine.

La OM è una nuova potente meditazione, in cui le Energie Divine vengono trasmesse con lo scopo di aiutare il risveglio delle energie spirituali dentro di voi. Questo Diksha molto sacro vi offre l'opportunità di liberarvi senza sforzo dalla mente (compulsiva) e risvegliarvi alla magia e alla bellezza della vita. Fluendo attraverso gli occhi del Giver, questo OM Diksha crea un cambiamento neurobiologico, che accelera naturalmente il processo di Risveglio.

La OM è per tutti, è una pratica non religiosa, ed è trasmessa in silenzio. Chi vi partecipa non deve fare nulla, eccetto ricevere il Diksha. Non è necessario avere avuto altre esperienze con eventi Oneness. Gente proveniente da ambienti diversi, con bagagli culturali diversi, e fedi diverse, sperimentano grossi cambiamenti e miglioramenti nelle loro vite, grazie a questa Meditazione.

La Oneness Meditation è stata resa disponibile all'inizio del 2012, per aiutare il salto di coscienza planetario. Originata dalla Oneness University, fa parte di un fenomeno globale, che sta assumendo molte forme. La OM porta a voi ed alla vostra comunità l'esperienza dell'Unità: un unico Amore, un unica Coscienza, l'Unione con tutto quello che c'è. Sta aiutando ad innescare una reazione a catena, che creerà una massa critica, per produrre una trasformazione vostra e di tutta l'Umanità, verso una completa libertà.

La OM non è fatta di insegnamenti, di fedi o di filosofie. Riguarda il vostro Risveglio.

E' fatta per voi.












*** CALENDARIO ONENESS MEDITATION QUOTIDIANE VIA WEB DAL MONDO
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Oneness Meditation
OM Webcast Calendar


In questo sito è riportato un calendario delle Oneness Meditation che vengono visualizzate tramite webcast in tutto il pianeta. Clicca sull'evento per trovare il link webcast e dettagli per partecipare e guardare.
Webcast Istruzioni
-Trova un posto tranquillo e sacro di sperimentare la meditazione Webcast Unità.
-Prima di iniziare webcast, esegui una forma di meditazione o rilassamento per consentire di essere rilassato e aperto.
-Collegati al tuo Sé Divino o superiore, in qualsiasi forma, è per te.
-Quando l'Unità meditazione inizia guarda direttamente negli occhi del OM meditante.
-Se egli dovesse chiudere gli occhi, si può continuare a guardarli, la benedizione sarà ancora trasmessa.
-Una volta che il webcast è finito si può riposare per integrare. La Benedizione continuerà a lavorare su di te per diversi giorni.


TRATTO DA http://www.liberamenteservo.it/modules.php?name=News&file=article&sid=5080



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