L'abbondanza: apri al maestro che è in te
Nel mio
blog, ho descritto l'abbondanza come “la consapevolezza della propria
ricchezza interiore che si espande all'esterno”, quindi, secondo me, non è
cercarla all'esterno di noi, ma trovarla al nostro interno, rendersene
consapevoli che è già in noi tanto da poterla espandere
all'esterno.
Invece
molto spesso l'idea che abbiamo di essa è di avere abbondanza di soldi e vivere
liberi e felici.
Pensiamoci
un attimo: chi è in noi che ci fa desiderare un'abbondanza economica? Non certo
la consapevolezza di essere già ricchi interiormente, anzi denota propria una
“mancanza” che sentiamo in noi.
Pensiamo
che avere un bel conto in banca, un buono stipendio o pensione e una casa tutta
nostra sia abbondanza; si che lo è, ma se noi dipendiamo da questo non è
libertà, ma protezione, se questa proviene dalla paura di vivere non è libertà,
perchè la paura comunque rimane, magari di perdere tutto e la paura non è
libertà, ma chiusura e questa abbondanza è solo provvisoria.
La vera
abbondanza è quando otteniamo tutto ciò che ci serve sapendo che siamo noi
stessi a generarla, ma senza la paura di non saper vivere, senza esserne
dipendenti, senza esserne subordinati o succubi, senza possederla, perchè anche
la possessione è chiusura, protezione.
Paradossalmente otteniamo l'abbondanza quando non la
cerchiamo, perchè il non cercarla significa sentirla dentro e quindi espanderla,
mentre il cercarla significa sentire mancanza e quindi non
espanderla.
La paura
della sopravvivenza ci fa desiderare questo, il senso di protezione vuole
l'abbondanza, ma la protezione non è libertà, è “sopravvivere” e non “vivere”.
Finchè confondiamo la protezione con la libertà, noi invece di espandere
l'abbondanza espandiamo paura, chiusura, blocco, isolamento, perchè la
protezione è costruirsi una corazza, costruirsi una prigione, una fortezza
interiore ed esteriore che ci fa sentire protetti, ma ci chiude in una prigione;
è rafforzare il proprio io", la propria personalità a discapito della propria
anima.
Ho già
descritto questo anche in un altro mio articolo (“libertà o sicurezza?”), ma ci
ritorno, perchè ritengo importante comprendere bene questo.
Espandere
le energie non è chiudersi, e quindi non è proteggersi, la protezione non ci
apre, per un po' ci fa stare tranquilli, ma poi iniziamo a sentire un
soffocamento dell'anima che vuole espandersi ed inizia una lotta tra la
personalità che vuole protezione, sicurezza e l'anima che vuole libertà ed
espansione. Passare dalla sopravvivenza al vivere vero e
proprio.
Il
discorso della montagna di Gesù è molto esplicativo:
“Perciò io
vi dico: non prendetevi pensiero del domani, di ciò che mangerete, né di come
coprirete il vostro corpo. Non è la vita più del cibo e il corpo più degli
indumenti? Guardate gli uccelli dell'aria, essi non seminano, né mietono, né
raccolgono, eppure il vostro padre celeste li nutre. Non siete voi da più di
essi? Chi di voi, preoccupandosi, più aggiungere un centimetro alla propria
statura? E perchè vi date pensiero dei vostri vestiti? Guardate i gigli del
campo come essi crescono; essi non s'affannano, né tessono eppure io vi dico che
neppure Salomone, nel suo splendore, era vestito come uno di essi. Perciò, se
Dio veste così l'erba del campo, che oggi è e domani è gettata nel forno, non
vestirà egli molto di più voi, uomini di poca fede?
Non preoccupatevi dicendo: che cosa
mangeremo o di cosa vestiremo, poiché il padre celeste sa che voi avete bisogno
di queste cose.
Ma cercate prima il regno di Dio e la sua
giustizia e tutte queste cose vi saranno aggiunte. Non pensate al domani, poiché
il domani penserà a se stesso. Ad ogni giorno basta la sua
pena.”
Noi
cerchiamo sempre una protezione per paura e questa paura ci chiude a noi stessi
e quindi di conseguenza agli altri, ci blocca il flusso energetico, non espande
i nostri potenziali.
Ci piace
vivere in una fortezza sia fisica che psicologica, e ci stiamo bene, ci sentiamo
protetti.
Almeno
finchè non iniziamo a sentirla come una prigione, ma questa prigione non ha
chiavi, siamo liberi, se vogliamo, in ogni momento, liberi di andarcene, ma noi
non vogliamo andarcene, perchè abbiamo paura, vogliamo solo abbellire questa
nostra prigione e niente più.
Però
l'anima conosce tutto questo e ci sprona sempre più a cercare e volere ad ogni
costo la nostra vera libertà.
Chi ci
trattiene? Chi ci impedisce di essere liberi? La nostra personalità che ha paura
e forte del suo passato, delle sue esperienze passate crede di aver ragione,
crede di riuscire a risolvere i suoi problemi con lo sforzo, con la mente,
spingendo e concentrandosi a trovare le soluzioni.
E così
continua nel vecchio modo.
Noi siamo
divini, chi risolve veramente i nostri problemi è l'anima (altro mio articolo
“L'intelligenza dell'anima”), però noi non ci crediamo, siamo abituati a
risolverli nell'altro modo e non gli diamo fiducia.
Diamo
potere al denaro ma esso è solo un mezzo di cui l'anima si può servire, il vero
potere è dell'anima, i potenziali da cui attingere sono
dell'anima.
Parliamo
di “fluire”, di “lasciarsi andare”, del “non importa” di Tobias, però non lo
facciamo mai, non molliamo mai la presa.
La vera
libertà? Sceglila, ma veramente non solo con la mente eppoi ritorni ad occuparti
dei tuoi problemi quotidiani, scegli di non risolverli così, scegli di farli
risolvere alla tua anima, alla tua “gnost”, scegli di
fidarti.
Ritengo 3
punti importanti nel nostro cammino: la consapevolezza, la fiducia e il
sentire.
La prima è
importante per comprendere la vita in modo più ampio e non ristretto alla sola
personalità, questa permette di sfociare nella fiducia e quindi nel lascarsi
andare, nel non voler più controllare nella vecchia maniera, nel non voler
controllare in senso generico, e infine il sentire che è quando inizi a sentire
la tua stessa divinità.
Una volta
sentita la propria divinità, credo non occorra più né la consapevolezza, né la
fiducia che sono, secondo me, solo le strade per arrivare al sentire la propria
divinità, ma finchè non la sentiamo ancora, è importante avere la consapevolezza
e successivamente una fiducia sempre più ampia tanto da farci mollare la presa,
il controllo.
Questo
sappiamo che non è facile, anzi è molto difficile, però finchè non scegliamo di
lasciarci andare, di lasciare che la propria divinità prenda lei le redini della
nostra vita, le energie non fluiscono, i potenziali rimangono bloccati e
l'abbondanza non scorre.
Finchè ci
immergiamo nella nostra personalità umana, gli diamo energia e chiudiamo le
porte al divino in noi. Poi chiediamo l'aiuto divino, ma è come invitarlo e allo
stesso tempo tenergli la porta chiusa. Così attendiamo un po' e non arriva
niente, ci chiudiamo nella sfiducia e continuiamo a rimboccarci le maniche e
voler risolvere le nostre situazioni nel solito modo.
Aprire
questa porta e tenerla aperta è mollare la personalità, è scegliere la nostra
divinità, mollare i problemi quotidiani, mollare il credere di risolverli nel
vecchio modo, con la mente, con le soluzioni di cui ci siamo serviti fino ad
ora.
Questa
sarà la vera libertà, potremmo anche dire una libertà da noi stessi, intesa come
identificazione in un “io”, intesa come crederci solo umani.
Spostiamo
la nostra consapevolezza dalla propria personalità alla propria divinità, dal
sentirsi “io” al sentirsi “anima”, accogliamo la nostra anima nella nostra
umanità, ospitiamola in noi, facciamo entrare il divino e permettiamo di
“sentirci” divini.
L'abbondanza avviene nella piena libertà di se stessi,
libertà dalle paure, dai sensi di colpa, dai giudizi e dubbi ecc. e dalla
consapevolezza di chi siamo veramente.
Sblocchiamo il sentirci in colpa, il non meritarci
l'abbondanza, smettiamo col non sentirci capaci, smettiamo col giudicarci ed
avere dubbi su noi stessi; abbiamo sentito l'umanità sulla nostra pelle, abbiamo
sentito tutto ciò che c'era da sentire, abbiamo la saggezza, abbiamo tutto,
facciamo il passo, molliamo la presa, apriamoci davvero al divino, lasciamo che
entri davvero in noi, già lo è, ma lo teniamo a distanza, ci abbiamo messo un
muro tra noi, tra il sentirci “personalità” e il sentirci
“anima”.
E' solo
una questione di identità, di consapevolezza. Noi siamo limitati non perchè lo
siamo veramente, ma perchè ci “sentiamo” limitati.
L'altro
lato del velo è solo spostare questa consapevolezza dalla personalità alla
divinità in noi, ma questo dipende da noi, nessuno può farlo o sceglierlo per
noi.
Scegliamolo in modo consapevole, con estrema fiducia
fino a “sentire” la nostra propria divinità e viverla
(tratto da http://averate.blogspot.it/ )
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